Gli aspetti riabilitativi che maggiormente bisogna tenere in conto nella patologia traumatica del bambino sono:
tipologia di esercizio ed ambiente riabilitativo
reazione cicatriziale
dolore neuropatico
accrescimento e possibili rigidità
ripristino delle autonomie e mantenimento di accrescimento secondo le tappe psico-motorie.
E' evidente che nel bambino, soprattutto nei primi anni di vita quando ancora l'apprendimento cognitivo è strettamente legato all'esperienza motoria, è impossibile la rieducazione mediante l'esercizio riabilitativo decontestualizzato e ripetitivo.
Soprattutto nella fase prescolare l'apprendimento è strettamente legato all'attività ludica, contestualizzata e fortemente motivante per il mantenimento dell'attenzione.
E' quindi necessario fare affidamento a strutture idonee che sfruttino modalità, esperienza ed ambiente capace di stimolare componenti motorie e sensitive, mediante attività ludiche significative ed appositamente studiate per il coinvolgimento costante e ripetuto del bambino.
La riparazione tissutale nel bambino è spesso particolarmente esuberante e produce cicatrici aderenti e detraenti, ma soprattutto ipoelastiche, problema non da poco in tessuti che sono ancora in fase di accrescimento.
L'approccio più appropriato per qualsiasi tipo di cicatrice, non solo quelle secondarie ad ustione, è l'adozione di tutori di posizione statici e/o dinamici, abbinati ad elastomeri al silicone, da utilizzare soprattutto durante le ore di sonno, che mantengano in corretto allungamento i tessuti e ne favoriscano le caratteristiche viscoelastiche.
Ulteriore problema spesso misconosciuto e sottovalutato e che causa esclusione della mano interessata, è l'imbrigliamento nei tessuti in riparazione di nervetti sensitivi che causano sintomatologia neuropatica irritativi.
Spesso è sufficiente applicare localmente sostanze antinfiammatorie (patch) e desensibilizzare con protezione durante il giorno (evitare il dolore del contatto e quindi l'esclusione della mano) e periodiche, delicate e progressive stimolazioni che riprogrammino l'afferenza sensitiva.
Anche il deficit da danno lesionale del nervo può provocare mancato utilizzo dell'arto colpito sia per la mancata afferenza di stimoli tattili, sia per atteggiamenti disfunzionali causati dalla possibile paralisi motoria. In questo caso i tutori (spesso dinamici, sostitutivi cioè del motore muscolare) devono consentire alla mano di approcciare correttamente gli oggetti, favorendone anche solo una parziale manipolazione ed evitando che il cervello perda l'immagine di quella parte di corpo.
Infine, a differenza di un adulto che ha comunque un suo back-ground motorio, dopo una grave lesione della mano con conseguente deficit motorio nel bambino, soprattutto se molto piccolo, c'è il rischio che alcune tappe psico-motorie si sviluppino in maniera alterata, acquisendo vizi di postura o modalità disarmoniche di utilizzo di tutto l'arto superiore interessato e del tronco.
E' consigliabile quindi monitorare come nel tempo viene ripreso il movimento, considerando anche, là dove se ne rileva la necessità, un addestramento specifico ad alcune gestualità quotidiane, sfruttando d'altra parte la brillantezza della plasticità cerebrale in questa fase della vita.
Può essere opportuno in caso di amputazione iniziare ad utilizzare dai 2-3 anni una protesi estetica solo durante esercizi allo scopo di abituarsi al peso alla spazialità, mentre iniziare un addestramento ad una protesi mioelettrica in fase scolare e soprattutto finalizzandolo a specifici interessi del bambino, che altrimenti la rifiuta; lo stesso discorso può valere nel proporre ausili che rendano possibili o facilitino alcune attività necessariamente bimanuali.
Bendaggi funzionali di prevenzione, rieducazione e trattamento
L'allenamento sportivo è in grado di produrre vantaggi che interessano l'intero organismo. L'educazione motoria, con il miglioramento della coordinazione neuromuscolare, consentirà in tempi brevi miglioramenti, anche vistosi, di postura e di atteggiamento. Una pratica sportiva indirizzata allo sviluppo delle capacità motorie quali forza, rapidità e resistenza aiuta e migliora lo sviluppo intellettivo e psichico costituendo una base di difesa contro le malattie del nostro tempo, quali ad esempio quelle prodotte dalla sedentarietà. Da una recente ricerca si evince che esiste una forma di "patologia" definita come "IL BAMBINO SEDUTO ". Infatti oltre il 70 % dei ragazzi intervistati va a scuola in auto o scuolabus; mediamente si praticano solo due ore settimanali di attività motoria; solo Il 58% pratica uno sport in maniera costante, Il 60% trascorre il tempo libero guardando la TV, al PC o con i videogiochi. Però i riflessi immaturi, l'incapacità a riconoscere e valutare i rischi e una coordinazione motoria ancora in fase di sviluppo portano ad inserire i nostri piccoli sportivi in una categoria di rischio traumatico elevata. L'importanza di assicurare una buona educazione sportiva ci porta a considerare se e quali mezzi abbiamo per ridurre i rischi che la pratica sportiva comporta. Inoltre i nostri giovani atleti hanno assolutamente il :"Diritto di praticare il mio sport in assoluta sicurezza". La prevenzione degli infortuni è soggetta a molte variabili quali l'ambiente, il materiale usato, l'organizzazione generale dell'attività, l'impianto dove si eseguono gli allenamenti ecc. Come sanitari e fisioterapisti comunque abbiamo mezzi specifici di intervento. Già negli anni '60 i "Trainers"Americani utilizzavano tecniche di "TAPING" quali la " Gybney " conosciuta anche come la "tecnica dei nastri". Dalla fine degli anni '70 le scuole europee ( olandese, francese e tedesca ) apportano modifiche alla tecnica utilizzando per la prima volta bende adesive tenso-elastiche, creando così bendaggi più rispettosi della fisiologia muscolo/legamentosa interessata: nasce lo "STRAPPING". L'unione delle tecniche di "Taping" e di "Strapping"porta alla moderna definizione di "Bendaggio Funzionale". ( inserire video " taping polso e dita" ). COSA C'E' DI NUOVO RISPETTO AL CLASSICO BENDAGGIO FUNZIONALE? Si passa dal concetto di "contenzione chiusa " a quello di "contenzione aperta", dove Il fine è quello di passare da una contenzione chiusa, che affida la sua efficacia allo sfruttamento di elementi esterni ( nastro ), ad una contenzione aperta che trova la sua efficacia nello sfruttamento degli elementi esterni ( nastro ) quali attivatori dei naturali meccanismi di "protezione" e "guarigione" dell'organismo . Questo ha portato all'ideazione di una nuova metodica, la quale sfrutta caratteristiche meccaniche particolari di cerotti ideati appositamente: nasce il " Kinesiotaping" ( inserire il video " kinesio polso e dita" ). Nascono spontanee alcune domande: "Il Kinesiotaping sostituisce in toto il Bendaggio Funzionale ? " ; "Bendiamo tutti indistintamente ? "; "Chi ha le competenze per consigliare e confezionare un corretto bendaggio ? ". La risposta a queste domande sarebbe lunga ed articolata, il consiglio è quello di rivolgersi sempre a professionisti del settore, i quali dopo una valutazione clinica sapranno dare i giusti consigli e sapranno applicare le giuste metodiche protettive.
Dr. Ugo Cavina
Fisioteraista coordinatore c/o CentroAzzarita di Bologna